Cinema & audiovisivo

Bruno Dumont

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 Bruno Dumont

Bruno Dumont, nato nel 1958 a Bailleul nelle Fiandre, è uno degli autori più austeri e provocatori del panorama cinematogra co francese di ne millennio. Precursore di un “nuovo cinema mistico”, capace di spaccare ogni giudizio critico con il suo sguardo sul mondo, privilegiando il rapporto tra corpi e spazi, nei suoi film ha raccontato la banalità del male e il mistero del reale attraverso la vita quotidiana, l’amore come so erenza e come gioia, la violenza e l’isolamento, il sesso e la morte, la colpa e il misticismo. Temi poi ribaltati con verve comica negli esiti più recenti del suo percorso artistico, alla ricerca di una forma di sincera tenerezza, di quella “morbida luce” latente in ogni essere umano nel vuoto della contemporaneità.

Fin dall’adolescenza Dumont si appassiona alla loso a, materia che studia all’università, dove si laurea con una tesi su “Filoso a ed Estetica del Cinema Underground”. Mentre insegna loso a al liceo di Hazebrouck, impara il mestiere di regista lavorando a lm su commissione.

Il suo primo film, girato con attori non professionisti nella sua città natale, è La Vie de Jésus (L’età inquieta, 1997) che con crudo realismo dipinge la vita senza speranza di un gruppo di giovani disoccupati. Un film “sullo sprofondamento morale che può precedere il riscatto”, candidato al César come miglior opera prima, menzione speciale a Cannes e vincitore di un European Film Award come scoperta dell’anno. Paragonato a Maurice Pialat e a colui che de finisce come il suo “eroe artistico” Robert Bresson, Dumont prosegue su questa strada e, nel 1999, realizza il suo secondo lungometraggio, L’Humanité (L’umanità), Premio Speciale della Giuria (presieduta da David Cronenberg) a Cannes. “Il mondo di tutti i giorni” nel lm è soltanto l’aspetto visibile dell’invisibile, la sua forma, la sua espressione. E l’invisibile non si filma, e ogni tentativo di filmarlo è in partenza stupido e senza senso. Devi camminare, filmare. Aspettare. Non c’è un altro modo di andare oltre: è questa l’arte del cinema”.

Alla sua terza opera, Twentynine Palms (2003), la più radicale ed eccentrica, Dumont racconta la storia di un fotografo che e ettua sopralluoghi nel deserto di Joshua Tree in California e della donna che lo segue. Una love story senza sentimento ed erotismo, che mette al centro il mistero della presenza dell’uomo, giocando contro le attese.

Flandres (2006), con cui ottiene a Cannes il secondo Gran Premio della Giuria, descrive il miserabile quotidiano di giovani amminghi, la guerra e la follia, la solitudine e il dolore. “Ho bisogno della terra per filmare gli esseri umani. Filmandole, le Fiandre restituiscono una parte dell’esistenza umana”. Dopo Hadewijch (2009), la passione e ossessione di una ragazza per Gesù, la sua foga mistica ed eccessiva, Hors Satan, il suo sesto lungometraggio del 2011, esplora ancora una volta il sacro attraverso l’ordinario, seguendo stavolta un eremita tra le dune della Costa d’Opale. 

“Filmando o montando le immagini, vedo nascere cose, talvolta visibili talvolta no, che disarmano l’intelligenza”, racconta il regista. “Per questo dico che c’è una vicinanza fra il cinema e la mistica: per il rapporto che entrambi intrattengono con la realtà e le forme esteriori, per la potenza delle sensazioni che generano”.

Nel 2012 Dumont gira Camille Claudel, 1915, anti-biopic sulla “scultrice pazza” (Juliette Binoche) amante di Auguste Rodin, in concorso alla Berlinale 2013. Nel 2014 sbarca in televisione con la serie P’tit Quinquin, trasmessa sul canale ARTE. Per la prima volta, Dumont a ronta la commedia con un’indagine poliziesca stravagante e grottesca in una località di pescatori situata sulla Manica. Un cambio di coordinate che ritroviamo anche in Ma Loute, in concorso al Festival di Cannes 2016, in equilibrio tra comicità e dramma. Giù fino a Jeannette, l’enfance de Jeanne d’Arc (2017), musical electro pop rock sugli anni giovanili di Giovanna d’Arco. L’ultima svolta del regista, l’ennesima sfida estrema.

La Vie de Jésus / L’età inquieta
Francia, 1997 • 96’ • DCP • v.o. sott. It.

L’Humanité / L’umanità
Francia, 1999 • 148’ • DCP • v.o. sott. It.

P’tit Quinquin
Francia, 2014 • 200’ • DCP • v.o. sott. It.

Jeannette, l’enfance de Jeanne D’Arc
Francia, 2017 • 106’ • DCP • v.o. sott. It.