Dibattiti

REPORT - Valérin Perrin al Festival Insieme

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Festival Insieme 3 ottobre 2020 - Cambiare l’acqua ai fiori - Valérin Perrin

Resoconto

 

Sabato 3 ottobre, nell’ambito del festival Insieme, la giornalista e scrittrice Loredana Lipperini ha incontrato Valérie Perrin per presentare il suo ultimo romanzo, Cambiare l’acqua ai fiori, un grande successo in libreria in Francia (2018) e in Italia (2019).

 

Un successo durante il lockdown

 

Il libro è stato molto letto durante il periodo del lockdown. Possibile che sia perché ci parla del prendersi cura degli altri, o, attraverso il personaggio di Violette, della capacità di godere dei piccoli piaceri, delle piccole cose della vita? Valérie Perrin conferma che il personaggio che ha costruito tende a riconnettersi con le piccole cose della vita: bere un bicchiere di vino bianco, passare del tempo con chi amiamo, riconnettersi con il pianeta, con la terra. Il tema ecologico, e soprattutto la causa animale, sono molto cari all’autrice, che si batte anche per il riconoscimento della sensibilità animale e per la fine dello sfruttamento degli animali per il tempo libero o per il consumo industriale. Questo è il motivo per cui tende, attraverso i suoi libri, a promuovere l’empatia e a dare voce a coloro che sono più fragili, siano essi bambini, anziani o animali. La storia di Violette, una bambina abbandonata che finisce per prendersi cura degli altri conservando il ricordo dei defunti in un taccuino, fa eco agli altri personaggi femminili che percorrono i romanzi di Valérie Perrin, tutti caratterizzati dalla gentilezza, dall’ascolto e dal legame con gli altri.

 

Un romanzo sulla memoria e l’amore

 

Questo taccuino, in cui Violette annota gli eventi che hanno avuto luogo ad ogni funerale, suggerisce Loredana Lipperini, ci parla soprattutto oggi, quando sembra che abbiamo smarrito così facilmente il ricordo della tragedia della scorsa primavera e che abbiamo ricominciato la nostra vita dopo il confino. Valérie Perrin sviluppa poi le due ossessioni che la seguono nella scrittura: parlare dell’amore in tutte le sue forme, e parlare della memoria e del passare del tempo. Se il primo romanzo mirava a rivelare la bellezza delle persone, il secondo vuole ricordare coloro che sono appena morti per prolungare il loro tempo sulla terra. Violet è senza tempo, è senza età. È oggi, ma potrebbe essere ieri o domani.

Scrivere può sconfiggere la morte? Almeno può aiutarti a superare un periodo di lutto. Il carattere di Violette esprime tutto ciò che può esserci di poetico e amorevole in un cimitero, che porta le tracce delle vite passate e contribuisce a far sì che non vengano dimenticate. La scrittura mira poi a prolungare questo gesto memorabile. Per questo, il lavoro stilistico è particolarmente importante.  Valérie Perrin spiega che, quando scrive di argomenti delicati, cerca di posizionare correttamente il cursore dell’emozione: di alzare o abbassare il suono, di non renderlo troppo basso o troppo alto, di non cadere nella caricatura ma di essere sincera; insomma, di trovare una via di mezzo, come una funambola.

Il romanzo, che mette in scena diverse forme d’amore, riflette l’ossessione della scrittrice per il sentimento d’amore e il modo in cui esso trasforma gli esseri, in particolare attraverso l’esperienza della maternità. Violette vive da sola da 19 anni quando inizia il romanzo, come se si fosse condannata a non amare più. Eppure, si aprirà di nuovo, si ricollegherà alla sua sensualità, all’amore. 

 

I tempi della scrittura

 

Il personaggio di Violette non sa leggere e imparerà dai libri della figlia per poter decifrare quello che la affascina, L’opera del diavolo di Dio di John Irving. Era così anche nel caso di Hélène in Les Oubliés du dimanche (Il quaderno dell’amore perduto), che si è aperta al mondo e all’amore attraverso la lettura. Come lettrice, Valérie Perrin è alla ricerca di storie che la portino da qualche parte, sia che si tratti della fine del mondo o semplicemente all’interno della propria casa o della propria storia. Non importa quale stile, purché il libro sia sincero e generoso. Tra i libri che l’accompagnano, cita Mal di pietre  di Milena Agus, Les Déferlantes di Claudie Gallay e L’Ombra del vento  di Carlos Riuz Zafόn. E questo è anche ciò che cerca di creare nei suoi libri. Il primo romanzo è maturato per 15 anni prima di diventare un libro, mentre per scrivere il secondo ci sono voluti due anni. Il punto di partenza è sempre l’ultima frase, dopo la quale la scrittrice si lascia trasportare dall’affetto per i suoi personaggi. Il prossimo romanzo, intitolato Trois, metterà in scena un’amicizia tra tre persone nell’arco di trent’anni, sullo sfondo della scoperta di un’auto in fondo a un lago.

 

(Sintesi a cura di Marie Gaboriaud​, lettrice di scambio Università di Genova/ Institut français Italia)