Scuola & formazione

Louis Pasteur, un'eredità universale

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Conferenza in occasione del bicentenario Pasteur riservata alle classi dei licei scientifici

Louis Pasteur, un’eredità universale

Conferenza in occasione del bicentenario Pasteur

IN Diretta streaming in italiano e in francese sui canali Youtube e Facebook dell’Ambasciata di Francia e dell’Institut français Italia

con 

Patrice Debré, Professore emerito di Immunologia alla Sorbonne Université
Gilberto Corbellini, docente di storia della medicina e bioetica alla Sapienza – Università di Roma
Pascale Cossart, specialista di microbiologia cellulare all’Institut Pasteur
Maria Rescigno, professore di patologia all’Humanitas University

L’evento sarà condotto dal giornalista Luca Carra, direttore di Scienzainrete. 

Conferenza in presenza a Palazzo Farnese riservata a classi di liceo scientifico


Il 2022 è l’anno del bicentenario della nascita di Louis Pasteur, nato il 27 dicembre 1822 a Dole (Jura). Chimico di formazione, Louis Pasteur è stato all’origine delle più formidabili rivoluzioni scientifiche dell’Ottocento, nei campi della biologia, dell’agricoltura, della medicina e dell’igiene. Iniziando la sua ricerca sulla cristallografia, Pasteur ha intrapreso un percorso costellato di scoperte che lo avrebbero portato allo sviluppo del vaccino contro la rabbia. In partnership con l’Istituto Pasteur Italia, l’Association française pour l’avancement des sciences (AFAS) e Scienzainrete, l’Ambasciata di Francia in Italie e l’Institut français Italia organizzano la conferenza “Louis Pasteur, un’eredità universale”, un evento pensato per le scuole, per celebrare la memoria del famoso scienziato, ripercorrendo la sua storia fino alla sua eredità scientifica odierna. 


  

Le prime scoperte di Louis Pasteur sull’asimmetria molecolare furono tra le più notevoli. Le sue ricerche in rue d’Ulm, attraverso lo studio del tartaro e del paratartaro, gli permetteranno anzitutto di descrivere l’esistenza dell’isomeria, forma destra o sinistra dei composti chimici, e di darne una delle prime applicazioni in fisiologia, mostrando che la funzione delle molecole dipende dalla loro struttura. Successivamente, come professore supplente a Strasburgo, completerà questo primo lavoro indicando che l’asimmetria è limitata al regno della vita, i minerali essendo definiti dalla loro simmetria molecolare, risultati che danno alla vita la sua caratteristica chimica per la prima volta. Preside della facoltà di scienza a Lille, portato ad interessarsi alle fermentazioni alcoliche e lattiche, Pasteur dimostrerà poi che queste sono legate alla presenza di microrganismi, i fermenti. Studiando le frequenti alterazioni dei vini, dell’aceto e della birra, legate a superinfezioni che ne rovinavano l’industria, giunse ad utilizzare il riscaldamento, la famosa pastorizzazione, per prevenirle. I suoi risultati sullo studio dei germi lo porteranno naturalmente ad interessarsi a vari aspetti della microbiologia, che si tratti di tecniche, brodi di coltura o teoria dei germi, dando una spiegazione alle nozioni di igiene e ai ruoli che svolgono nella patologia infettiva. Dalla patologia alla prevenzione, giunse alla vaccinazione con esempi in medicina veterinaria (colera del pollo, antrace, Erisipeloide) o nell’uomo (rabbia), dimostrando che i vaccini possono prevenire la trasmissione o la malattia. Questo lavoro fu dunque all’origine di una vera e propria rivoluzione che segnerà la lotta alle malattie infettive razionalizzandone la causa, ma furono anche l’occasione di un approccio scientifico esemplare che lo condurrà dalla chimica alla medicina umana e animale, dal cristallo all’ospedale.

Professore emerito di Immunologia all’Università della Sorbona, socio dell’Accademia di Medicina, Patrice Debré è stato capo del dipartimento di Immunologia dell’ospedale PITIE-SALPETRIERE, ex direttore di unità del CNRS e dell’INSERM e di un Istituto di ricerca su Cancro, Immunità e Infezione. Esperto di AIDS, è autore di oltre 450 articoli in immunologia, immunopatologia e immunogenetica. È stato ambasciatore incaricato della lotta all’HIV/AIDS e alle malattie trasmissibili presso il Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri e ha ricoperto molte responsabilità internazionali tra cui la presidenza del CIRAD, e la rappresentanza francese presso molte organizzazioni multilaterali internazionali. Attualmente è consigliere di AVIESAN e del Dipartimento Relazioni Internazionali dell’AP-HP (Assistance Publique - Hôpitaux de Paris). È membro del Comitato Etico del CNRS e Presidente del Comitato Relazioni Internazionali e della Commissione Biologia dell’Accademia Nazionale di Medicina. È l’autore di numerosi libri tra cui “Louis Pasteur” (2010) e “Un giorno speciale del Professor Pasteur” (2022) pubblicati da Flammarion.

 

Intorno alla figura di Louis Pasteur è stata eretta per quasi un secolo, dopo la morte, un’aura mitologica che, con l’intenzione di celebrarne la grandezza, paradossalmente, nascondeva i tratti che più autenticamente lo qualificano come uno scienziato unico, le cui linee di ricerca, metodi e strategie di discussione dei risultati sono ancora di insegnamento. Non a caso nel 1997 è stato definito “quadrante di Pasteur” quel tipo di ricerca che partendo da problemi pratici mira alla spiegazione scientifica dei meccanismi causali implicati. Gli studi storici ed epistemologici condotti anche sui quaderni di laboratorio e i manoscritti, accessibili dai recenti anni Settanta, hanno dimostrato che non era una sorta di “cavaliere Jedi”, ma che in lui la “Forza” della scienza scorreva potente e inesauribile. Era una personalità complessa, ricca di sfumature psicologiche con tratti di grande forza e con debolezze, che mal si presta a una opacizzazione santificatrice. Sarebbero bastate anche meno della metà delle scoperte di cui è stato protagonista e delle teorie con le quali ha lavorato per spiegare fenomeni tra loro anche molto diversi, per farne un gigante del pensiero scientifico e del progresso tecnologico. Tra i tentativi di collegare concettualmente tra loro le sue ricerche, che lo hanno portato dalla cristallografia alla vaccinologia, forse quello più intrigante chiama in causa il problema di definire e caratterizzare la natura della specificità dei processi biomolecolari in implicati nella vita normale e patologica, e nell’immunità. La quantità e qualità dei risultati ottenuti e la consapevolezza di stare contribuendo, insieme a Claude Bernard, Robert Koch, Rudolph Virchow e Charles Darwin, a fondare la biologia e la medicina sulla scienza, emergono dai dettagli, più che da semplificazioni o interpretazioni, del suo modo di lavorare e ragionare. Egli era talvolta incerto e talvolta determinato nell’affrontare le sfide e partecipava emotivamente al destino delle sue idee “preconcette”, che era però pronto cambiare a fronte di prove che le invalidavano. Egli sapeva quasi sempre ricreare in laboratorio le condizioni artificiali per interrogare con successo la natura e spiegarne le dinamiche.  Non è da sottovalutare il fatto che nonostante una inclinazione politica conservatrice e tradizionalista sfidava i luoghi comuni o le abitudini mentali o i pregiudizi diffusi nel mondo produttivo, così come in medicina e nella comunità scientifica. Pasteur aveva una capacità formidabile di procedere induttivamente e generalizzare utilmente anche a partire da pochi e contraddittori dati: era pluralista sul piano metodologico e non idealizzava l’esperimento. Infine, pur essendo antimaterialistica, antipositivista e religioso, pensava che la scienza fosse il tribunale decisivo per definire e risolvere questioni o controversie di carattere empirico, nonché lo strumento più potente per combattere l’ignoranza e costruire la pace tra gli uomini. 

Gilberto Corbellini insegna storia della medicina e bioetica alla Sapienza – Università di Roma. Si è studiato la storia delle immunoscienze, delle neuroscienze, della malariologia, delle malattie infettive, dell’etica medica, nonché il ruolo dell’epistemologia scientifica nell’evoluzione del pensiero liberale e democratico, e le basi  culturali e psicologiche delle pseudoscienze. Ha pubblicato decine di saggi storici o filosofici su riviste specialistiche, e venti libri. Scrive sull’inserto culturale “Domenica” de “Il Sole 24 Ore”, su HuffPost. Tra le monografie: “L’evoluzione del pensiero immunologico” (Bollati Boringhieri 1990), “Le grammatiche del vivente” (Laterza, 1999), “Evolution Based Medicine” (Laterza 2007), “La razionalità negata. Psichiatria e antipsichiatria in Italia” (con Giovanni Jervis, Bollati Boringhieri, 2008), “Scienza, quindi democrazia” (Einaudi 2011), “Tutta colpa del cervello. Introduzione alla neuroetica” (con Elisabetta Sirgiovanni, Mondadori 2013), “Bioetica per perplessi. Una guida ragionata” (con Chiara Lalli, Mondadori 2016), “Nel Paese della pseudoscienza. Perché i pregiudizi minacciano la nostra libertà” (Feltrinelli, 2019); “La società chiusa in casa. La libertà dei moderni dopo la pandemia” (con Alberto Mingardi, Marsilio, 2021), “Storia della malaria in Italia. Scienza, ecologia, politica” (Carocci 2022).


 

 

Pascale Cossart ci darà una prospettiva storica sull’evoluzione della microbiologia dalla scoperta degli “animalcules” di A. Van Leeuwenhoek (1632-1723) e dei “microbes” di Louis Pasteur e Robert Koch alla fine del XIX secolo, alle scoperte dei virus vegetali e animali, dei batteriofagi di Felix d’Hérelle nel 1917, e quella della penicillina nel 1929. Evidenzierà come batteri e fagi abbiano contribuito a stabilire il ruolo del DNA come supporto dell’informazione genetica e successivamente allo sviluppo della biologia molecolare e dell’ingegneria genetica. Mostrerà quindi come il sequenziamento del DNA abbia permesso progressi giganteschi in tre aree della microbiologia: biologia delle infezioni, microbiologia fondamentale e socio-microbiologia. L’uso combinato di biologia molecolare, biologia cellulare e microscopia, ha portato a una prima rivoluzione nella biologia delle infezioni con la «microbiologia cellulare» che è emersa alla fine degli anni ottanta. La genomica, insieme alla bioinformatica, ha poi permesso di indagare ulteriormente e comprendere proprietà specifiche dei ceppi in varie malattie. Discuterà poi di come la trascrittomica abbia rivelato in particolare i molti ruoli regolatori svolti dall’RNA con l’inaspettata scoperta dei CRISPR e il loro uso nell’editing del genoma. Concluderà mostrando come la metagenomica e l’analisi dei dati consentono ora di affrontare il ruolo critico degli assemblaggi microbici (microbiota) nella salute e nella malattia, negli esseri umani, negli animali, nelle piante e nell’ambiente, portando al concetto di “One Health».

Dopo aver studiato chimica a Lille e poi alla Georgetown University negli Stati Uniti, Pascale Cossart è entrata all’Institut Pasteur nel 1971. Lì ha preparato il dottorato di ricerca e lì ha trascorso tutta la sua carriera dirigendo la Bacteria-Cell Interactions Unit. Dopo aver studiato le interazioni DNA-proteine ​​e le basi molecolari della loro specificità, nel 1986 si è impegnata nello studio delle basi molecolari e cellulari delle infezioni batteriche. Pascale Cossart è considerata una pioniera della microbiologia cellulare, i suoi contributi le sono valsi numerosi riconoscimenti internazionali tra cui i premi L’Oreal/Unesco (1998), il premio Balzan (2013 ) e il Premio Salman Waksman (2021). Fa parte dell’Académie des Sciences, della National Academy of Sciences e della National Academy of Medicine negli Stati Uniti, della Royal Society nel Regno Unito, della Leopoldina in Germania. Attualmente è visitor presso l’EMBL (European Molecular Biology Laboratory) di Heidelberg. Pascale Cossart è l’autrice di “La nuova microbiologia” (2016) e «Il mondo invisibile dei viventi» (2021) pubblicati da Odile Jacob.

 

 

Il microbiota intestinale svolge un ruolo fondamentale nel benessere dell’organismo. Un microbiota in equilibrio ha un effetto positivo non solo nell’intestino ma in tutto il nostro corpo. Recentemente è stata dimostrata una correlazione tra una variazione del microbiota intestinale, anche detta ‘disbiosi’, ed alcune condizioni patologiche, tra cui i tumori. Sta diventando sempre più evidente che il microbiota alterato può partecipare allo sviluppo dei tumori ed al processo di metastatizzazione.  Inoltre, si è osservato che la composizione del microbiota intestinale correla con l’efficacia di alcune terapie antitumorali. Questo apre possibili nuovi sviluppi nella terapia antitumorale sia per contrastare lo sviluppo dei tumori che per aumentare l’efficacia delle terapie esistenti.

Maria Rescigno si e’ laureata in Biologia nel 1990 all’ Universita’ di Milano e ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Farmacologia e Tossicologia al CNR di Milano. È stata direttore dell’Unita’ di cellule dendritiche ed immunoterapia dell’Istituto Europeo di Oncologia e professore associato all’Università di Milano. È oggi vice rettore e prorettore alla ricerca, professore ordinario di Patologia Generale ad Humanitas University e group leader ad Humanitas Research center dove dirige l’Unita’ di Immunita’ delle mucose e microbiota. Si occupa principalmente dell’interazione tra ospite e microbiota in diversi contesti patologici incluso il cancro e dell’utilizzo di batteri per indurre una risposta antitumorale. Nel 2011 ha vinto il premio Avon come “donna simbolo della città di Milano” ed è stata eletta membro dell’EMBO (European Molecular Biology Organization) di cui è membro del consiglio dal 2019. Ha ricevuto tre prestigiosi finanziamenti ERC (European Research Council). Maria Rescigno ha pubblicato circa 200 lavori in riviste prestigiose come Science, Nature Immunology, Immunity, Nature, Cancer Cell. Nel 2016 ha fondato una start-up, “Postbiotica”, che nel 2017 ha vinto il premio nazionale Bioupper ed il premio internazionale Mystart BCN (Barcelona, Spain) come migliore start-up innovativa.