Progetto Cassini

LA CITTÀ SELVATICA: dialogo italo-francese sul progetto dei paesaggi urbani

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6 ottobre 2020, ore 9.30
Piattaforma Microsoft Teams | http://www.xkp.it/short.php?l=27
(link attivo a partire dalle ore 8.00 del 06.10.2020) 

 

Piaccia o no, le città europee diventano sempre più selvatiche. La natura non addomesticata, a lungo confinata ai margini e nei retri, nei délaissé e nelle friche, è sempre più presente nel cuore della città, trovandosi nei suoi spazi più centrali, in termini tanto simbolici quanto topologici. Le ragioni di questo cambiamento sono molteplici: la crescita incontrollata di erbe per la prolungata assenza di manutenzione e il divieto di utilizzo di diserbanti; i poderosi cambiamenti climatici, con l’aumento delle temperature e l’arrivo di specie, vegetali e animali, esotiche e ‘invasive’; la diffusa presenza di insediamenti in abbandono, per effetto della crisi economica e delle post-industrializzazioni. Di pari passo, si sono prodotte molte riflessioni teoriche sulla selvaticità urbana, il selvatico è sempre più presente nell’immaginario collettivo attraverso le tante manifestazioni della cultura di massa, si moltiplicano le politiche urbane e territoriali di tutela della natura selvatica in città. Il progressivo inselvatichirsi della città europea è perciò talvolta involontario, incontrollato e imprevisto.
Al contrario, talvolta è esito di scelte consapevoli, è intenzionale e desiderato. La natura spontanea, carica di valori ecologici, economici, estetici e persino morali, è sempre più protagonista di progetti e strategie che vi ricorrono per affrontare alcune delle sfide urbane più urgenti.
Se nei secoli il rapporto tra natura e città è sempre stato regolato dalla dialettica antagonista tra locus horridus e locus amoenus – in cui i due termini si sono spesso scambiati i ruoli, secondo l’occasione – la città selvatica è il luogo dove le esclusioni e le antinomie sono messe in crisi e dove le interferenze, ibridazioni, contaminazioni e contraddizioni prendono letteralmente corpo. Così facendo, la città selvatica suggerisce di superare le coppie oppositive (natura vs città, addomesticato vs selvatico) e ripensare in modo propositivo alcune condizioni, spesso stigmatizzate. La città selvatica pone anche domande irrituali: chiede se e come la paura possa suscitare bellezza, se il rischio possa trovare accoglienza nelle città ossessionate dal controllo, se le fasi degenerative del vivente possano essere forme creative, se sia possibile abitare il selvatico come spazio pubblico del nostro tempo, se la natura, intesa come valore totalizzante, non sia talvolta anche uno strumento discriminatorio o avamposto di un rinnovato colonialismo.
Queste domande chiedono un dibattito il più possibile trasversale, sguardi e competenze plurali. La città selvatica: dialogo italo-francese sul progetto dei paesaggi urbani indaga il tema della città selvatica da tre prospettive critiche complementari – paesaggistico-progettuale, filosofico-ermeneutico, ecologico-situazionista – ricercando nuovi linguaggi, strumenti e categorie con cui guardare questo presente in movimento e provare a immaginare i paesaggi di domani. Ne discuteranno con le curatrici e i discussant l’ecologo Sébastien Bonthoux, i filosofi Ilaria Bussoni ed Emanuele Coccia, l’antropologa Stefania Consigliere, la paesaggista Laura Zampieri.