Exposition

Lo street artist e pittore JonOne rivisita la storia di Palazzo Farnese

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Programma di valorizzazione del cantiere di restauro di Palazzo Farnese

Lo street artist e pittore JonOne rivisita la storia del palazzo con
«Cippo 2.0»: un’opera ispirata dal cippo del 55 a.C. che si trova nel sottosuolo


 

Nell’ambito della campagna di restauro di Palazzo Farnese (2021-2025), l’Ambasciata di Francia in Italia promuove, da luglio 2021, un ambizioso programma di valorizzazione artistica. Dopo il Ponte Farnese di Olivier Grossetête e l’opera monumentale Punto di Fuga di JR, tocca adesso al famoso street artist e pittore JonOne rivolgere uno sguardo originale e contemporaneo sul palazzo romano e la sua storia.

I quattro anni di lavori di restauro delle facciate e dei tetti di Palazzo Farnese offrono all’Ambasciata di Francia in Italia l’occasione di condividere con il pubblico la storia del palazzo. Gli artisti sono invitati a intervenire sulle palizzate così trasformate in un vero e proprio spazio creativo, rispondendo al desiderio dell’Ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset, che Palazzo Farnese rimanga ‘’aperto per lavori’’ per tutta la durata del restauro.

‘’Palazzo Farnese è sempre stato, nella sua storia, ed è tuttora, un luogo di ispirazione per gli artisti’’ ha dichiarato l’Ambasciatore. ‘’Fare delle palizzate uno spazio di creazione e di narrazione è un modo per noi, durante i lavori, di far vedere il palazzo anche da un punto di vista molto contemporaneo, di farlo vedere sotto una luce innovativa e diversa. ’’

In ottobre 2021, lo street artist e pittore JonOne interviene sulla palizzata del cortile di Palazzo Farnese proponendo, attraverso questa sua scrittura personale che ha fatto la sua fama internazionale. Ci parla di quest’incontro tra storia e contemporaneo: ‘’L’idea di far incontrare antico e moderno attraverso il cippo come fonte d’ispirazione rappresenta perfettamente il mio lavoro. La calligrafia, le scritte urbane, i graffiti sono al centro del mio percorso artistico. La calligrafia riportata dal cippo riveste un significato particolare rispetto a quello che faccio oggi, poiché la scrittura è anch’essa una forma d’arte. L’iscrizione realizzata durante il lavoro sulla palizzata di Palazzo Farnese è stata una forma di danza, la musica mi trasporta, la ascolto lavorando. Dà un’espressività ai gesti, ai movimenti, che sono essenziali per me, perché sono per me un modo di svagarmi. Così come la gente ha bisogno, più che mai, di sognare in questo periodo difficile. In Italia, a Roma, sogno e realtà si confondo. Entrare a Palazzo Farnese è come immergersi fra tesori che mettono a contatto passato e presente. Quando entro qui, è come se viaggiassi nel tempo. Capire meglio la storia dà un senso alla nostra vita di tutti i giorni. In Italia, tutti i luoghi sono molto speciali, ed è proprio l’incredibile energia che emana da questo paese che assume qui tutta la sua dimensione.”

Dall’epigrafe antica allo street art

Per il suo intervento al Farnese, l’artista si ispira a un reperto archeologico scoperto nei sotterranei del palazzo: un cippo del 55 a.C. sul quale si può decifrare un’iscrizione in latino. Commosso da tale scritta urbana risalendo all’antichità romana, l’artista cita il testo per farlo risorgere, mettendo così in luce un aspetto poco conosciuto dell’emblematico palazzo rinascimentale, eretto su strutture antiche della Repubblica e dell’Impero romano. Scoperta grazie a scavi svoltisi all’inizio del XX° secolo e studiata in particolare dai membri dell’École française de Rome, questa pietra conta tra la ventina di stele – o cippi – ritrovati lungo le sponde del Tevere. Il cippo è ancora collocato nella sua posizione originale, il che costituisce una testimonianza storica eccezionale. L’inscrizione latina che vi si può decifrare si riferisce all’intervento di due magistrati tra i più importanti di Roma, i censori, incaricati, tra le altre cose, del censimento della popolazione (per motivi fiscali ma in origine anche militari). Gli si affidava anche l’amministrazione degli spazi pubblici e del patrimonio fondiario della città di Roma. 

Vi si legge:

[P(ublius) Serveilius C(aii) f(ilius)]
[I]sauricus,
M(arcus) Valerius M(arci) f(ilius)
M(ani) n(epos) Messal(la) ce(n)s(ores),
ex s(enatus) c(onsulto) termina(verunt).

 

Le parti tra parentesi quadrate sono state ristabilite a partire dagli altri esemplari; quelle tra parentesi tonde corrispondono allo scioglimento delle abbreviazioni.

Si traduce: 

«Publio Servilio Isaurico, figlio di Caio, Marco Valerio Messalla, figlio di Marco, nipote di Manio, censori, hanno delimitato (quest’area) su decisione del Senato».

Publio Servilio Isaurico e Marco Valerio Messalla erano censori, attivi duranti gli anni 55-54 a.C. In generale, si ritiene che il loro intervento fosse legato alla delimitazione di uno spazio riservato lungo le sponde del Tevere così da garantirne la vocazione pubblica. A volte, si è pensato che l’obiettivo di tale intervento era di impedirvi le costruzioni, per contenere i rischi di alluvione in caso di piena del fiume, violento e capriccioso e il cui pericolo è stato evidenziato da vari storici. Lo storico romano di lingua greca Cassio Dione, all’inizio del III secolo d.C. nella sua Storia romana, ma soprattutto Cicerone, in una lettera indirizzata a suo fratello e datata del novembre 54 a.C., fanno riferimento a una piena devastante avvenuta durante l’autunno di quell’anno. Tuttavia, l’attività dei censori mirava probabilmente a regolarizzare una situazione in cui le costruzioni private intralciavano lo sfruttamento delle sponde per la navigazione, la pesca o la manutenzione.

Più di due mila anni più tardi, JonOne si appropria di questa iscrizione antica, si ispira alla sua estetica e la inserisce in una composizione la cui gamma cromatica è stata scelta per dialogare con l’architettura del palazzo, in un gioco di echi e di contrasti sottili, che si costruisce attraverso la sovrapposizione di strati colorati, facendo apparire questo testo, ellittico quanto enigmatico.

 

Graffiti storici a Palazzo Farnese

Al di là del riferimento ad un’iscrizione urbana antica, l’intervento di JonOne richiama anche alla presenza di circa un centinaio di graffiti e scritte riscoperte in occasione del restauro della celebre Galleria dei Carracci, nel 2014. Gli ornamenti ad affresco, realizzati tra il 1597 e il 1608 dai fratelli Annibale e Agostino Carracci, hanno ispirato e fatto da modello a numerosi allievi e artisti delle accademie, in particolare durante il XVIII secolo, lasciando come testimonianza disegni, autografi, dettagli di anatomia, ritratti e altri graffiti realizzati con la matita di piombo o la sanguigna, vicino all’apertura delle finestre. Questi ‘’writer’’ precursori, per lo più anonimi tranne alcuni personaggi famosi come il caricaturista Pier Leone Ghezzi oppure Jean-Hugues Taraval, laureato del grande Premio di Roma, avevano già segnato, con la spontaneità del loro gesto, i muri di un palazzo che si è affermato, lungo la sua storia, come il luogo di un’ispirazione eternamente rinnovata, alimentando la fantasia dei più grandi artisti fino ad oggi. 

L’opera creata da JonOne per il cortile di Palazzo Farnese sarà accessibile al pubblico in occasione della ripresa delle visite guidate del palazzo: sarà di nuovo possibile visitare Palazzo Farnese a partire dal 20 novembre 2021, previa prenotazione online su www.visite-palazzofarnese.it .

L’opera di JonOne verrà prolungata, a marzo 2022, da un’altra creazione, sulla palizzata di via dei Farnesi, in dialogo con gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Roma e giovani artisti italiani.

Da New-York a Parigi, e Roma

Street artist e pittore di origine dominicana, John Andrew Perello alias JonOne, è nato a New-York nel 1963. Inizia, sin dall’età di sedici anni, a dipingere su treni e muri del suo quartiere con il nome che si era scelto all’epoca, Jon156. Nel 1987, si stabilisce a Parigi – dove vive tuttora – e inizia a dipingere su tela. Si fa presto notare dai collezionisti e da prestigiose gallerie tra le quali Agnès b. Sia per i suoi interventi nello spazio urbano sia per le sue opere più ‘museali’, dispiega in una scritta all-over le lettere del proprio nome, in un insieme di grafica, motivo e firma, su fondi vivaci la cui energia colorata e la libertà del gesto fanno eco all’Espressionismo astratto di Willem de Kooning o di Joan Mitchell e all’action painting di Jackson Pollock.

Nel 2015, realizza un’opera perenne per il Palais Bourbon à Parigi, sede dell’Assemblée nationale: Liberté, Egalité, Fraternité, ispirandosi al celebre quadro di Eugène Delacroix, La Liberté guidant le peuple. Le figure di Marianne e Gavroche sorgono, vibranti e colorate, dallo sfondo di un bianco eclatante.

Ospitato attraverso tutto il mondo per realizzare dei dipinti in situ, JonOne è stato esposto varie volte in Italia, a Palazzo Velli (Roma, 2018) o alla galleria Wunderkammern (Milano, settembre 2021). Varie monografie gli sono state dedicate, pubblicate dalle edizioni Drago. 

 

Per questa creazione, JonOne è accompagnato da Lefranc Bourgeois, che fabbrica da 300 anni colori e materiali per artisti. La pittura Flashe è stata una scelta dell’artista per questa realizzazione monumentale.


Credit Photo:Christian Mantuano