Débat d'idées

REPORT - Il neuroscienziato Stanislas Dehaene al Festivaletteratura 2020

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In occasione della traduzione in italiano del suo libro Imparare (Raffaello Cortina ed., 2019), il neuroscienziato Stanislas Dehaene si intrattiene con il collega Davide Crepaldi, in occasione del Festivaletteratura 2020 di Mantova.

 

La lettura è un oggetto culturale molto recente, se lo paragoniamo al linguaggio. La generalizzazione della capacità a leggere è, anzi, recentissima e molto variabile secondo i paesi. Questo fa che il cervello non ha avuto modo di adattarsi a questa competenza, come lo ha già fatto millenni fa per il linguaggio: non esiste quindi nessun meccanismo evolutivo che ha predisposto il cervello umano a praticare la lettura.

 

Il “riciclaggio neuronale”

L’apprendimento si traduce in una concorrenza tra le competenze: per imparare a leggere, bisogna utilizzare circuiti esistenti, ma previsti per fare altro. Questo “riciclaggio” ha tuttavia dei limiti: i neuroni non possono fare qualsiasi cosa, la plasticità dei circuiti è limitata ad attività somiglianti, all’interno di aree preprogrammate del cervello. Imparare a leggere significa quindi usare circuiti impostati dall’evoluzione per altri scopi, ciò che fa di questa competenza un’abilità prettamente culturale.

 

Conoscendo meglio i circuiti della lettura se ne può migliorare l’insegnamento

Tra un lettore principiante ed esperto c’è una grandissima differenza di sforzo. L’esperto gode di una lettura automatica, fatta di stimoli inconsci, che gli permette di cogliere il senso, di riflettere, calcolare senza essere ostacolato dallo sforzo di decodificazione dello scritto. Sapere questo può consentire di adattare l’insegnamento per velocizzare l’automatizzazione del circuito di apprendimento.

 

Solo gli umani possono leggere?

Il “riciclaggio neuronale” non è necessariamente una specificità umana, in effetti è stato notato che certe scimmie sono capaci di avere un approccio statistico della morfologia di una lingua scritta. In effetti, le lettere essendo forme, i neuroni che identificano le forme sono in grado di notare schemi e ripetizioni. 

Per quanto riguarda le reti neurali artificiali, anche un neonato umano può superare le loro capacità! Infatti, un essere umano ha bisogno di molto meno informazioni per acquisire una competenza rispetto a una macchina: la capacità di “compressione in forma simbolica” dei dati è una caratteristica prettamente umana, che ancora si capisce poco.

 

Apprendimento = memoria + consolidamento

Le informazioni si acquisiscono studiando, leggendo libri, ma poi diventano fruibili solo attraverso il sonno. Durante il sonno, le informazioni della giornata sono sottomesse a un velocissimo replay in loop che permette il consolidamento dell’apprendimento, moltiplicando le occorrenze dell’informazione; è così che molte idee e scoperte avvengono nel sonno, durante il momento di trattamento delle informazioni accumulate durante il giorno.

Ecco perché dormire permette di imparare meglio. E conoscere il nostro cervello permette di migliorare le nostre capacità a conoscere il mondo.


 

(Sintesi di Julia Castiglione, lettrice di scambio La Sapienza Università di Roma / Institut français Italia)