Cinéma et audiovisuel

Louis Garrel

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Icona di stile ed eleganza, Louis Garrel non solo è cresciuto nel cinema e con il cinema, ma persegue il cinema che gli somiglia: volubile, vivo, un’esplosione di libertà e malinconia. Figlio dell’attrice Brigitte Sy e di Philippe, l’ultimo erede della Nouvelle Vague, nipote di Maurice, attore con un centinaio di film all’attivo. Nato nel 1983, Louis esordisce a soli sei anni nel film Les Baisers de secours di papà Philippe. Studia al Conservatoire national supérieur d’art dramatique (CNSAD) di Parigi, dove si diploma nel 2004. Scoperto al cinema in Ceci est mon corps di Rodolphe Marconi (2000), diventa il protagonista del “ciclo sul maggio francese” composto da The Dreamers di Bernardo Bertolucci (2003) e Les Amants réguliers di Philippe Garrel (2004), con il quale si aggiudica il César per la migliore promessa maschile. Al padre resta fedele interpretandone l’alter ego anche in La Frontière de l’aube del 2008, mentre nei successivi Un été brûlant del 2011 (home movie con il nonno Maurice, al suo ultimo film) e La Jalousie del 2013 (con la sorella Esther) incarna passioni e sentimenti senza tempo. Lo stesso vale per il rapporto speciale che instaura con Christophe Honoré, che lo dirige in sei film, da Ma mère (2004) a Bien-Aimés (2011). Insieme fragile e aggressivo, inquieto e travolgente, Louis non si è mai richiuso nel ruolo d’attore. «Per sfuggire al disagio della civiltà c’è chi si rifugia nello yoga, nella droga o sceglie paesi lontani. Io evado guardando film», ha raccontato. Già nel 2008, sperimenta dietro la macchina da presa con il suo primo cortometraggio Mes Copains, dramma intimo in cui filma i suoi amici alle prese con gli anni che passano, le speranze e le loro esigenze. Il suo cinema è nutrito di personaggi e luoghi ricchi di storie, come dimostra con il mediometraggio Petit Tailleur (2010), “une belle histoire d’amour” malinconicamente romantica tra Léa Seydoux e Arthur Igual, ispirata dai classici del melodramma e dalla Nouvelle Vague. Nel 2011 porta a Locarno il corto La Règle de trois, “un pomeriggio a tre” che dirige e interpreta con Golshifteh Farahani e Vincent Macaigne. A trent’anni compiuti, arriva il momento del suo primo lungometraggio: liberamente ispirato alla pièce teatrale Caprices de Marianne di Alfred de Musset e presentato fuori concorso alla Semaine de la Critique di Cannes, Les Deux amis è una moderna avventura sentimentale in cui amalgama tutto ciò che ha visto, sentito e amato fin da quando era bambino. Louis continua instancabile il salto da un lato all’altro dello schermo: diventa lo spiantato aristocratico principe dei Seventies Jacques de Bascher nell’anticonvenzionale biopic Saint Laurent di Bertrand Bonello, è nel cast di Mon roi di Maïwenn, Planétarium di Rebecca Zlotowski, La Danseuse di Stéphanie Di Giusto, Mal de Pierres di Nicole Garcia. A chiudere il cerchio ci penserà Redoubtable, il nuovo progetto di Michel Hazanavicius sui primi anni del sodalizio sentimentale e artistico tra il padre della Nouvelle Vague, Jean-Luc Godard (Garrel), e l’attrice Anne Wiazemsky (Stacy Martin). Formidabile.