Residenza Villa Salis

Marina Russo Villani

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Progetto

Tripoli, 1869. Alexandrine Tinne, 34 anni, ricca ereditiera olandese, si prepara a guidare una spedizione monumentale nel Sahara. Il suo obiettivo: diventare la prima donna ad attraversare il deserto da nord a sud, passando per i territori tuareg, considerati inaccessibili. Esploratrice esperta, metodica e al tempo stesso impulsiva, è una figura fuori asse rispetto al proprio tempo, attraversata da contraddizioni profonde. Il film segue la sua ultima spedizione, quella che la condurrà alla morte: attriti, lentezza controllata, un deserto immobile che sfoggia il finale come un palcoscenico, tenacia silenziosa e sentimento di ineluttabilità. Il racconto, teso e lineare, procede senza via di fuga, rendendo visibile, passo dopo passo, il divario tra la volontà e la realtà — punteggiato da soste opulente, bolle di comfort e privilegio, in cui il disastro sembra momentaneamente rimandato.
Il film si colloca in un momento cruciale della storia coloniale, in cui le ultime esplorazioni individuali lasciano il posto a spedizioni istituzionalizzate, armate, pienamente integrate nelle logiche imperialiste. Attraverso il percorso di una protagonista ambigua — né eroina né vittima — esplora la complessità dei desideri di conoscenza, potere e fuga che attraversano il corpo occidentale in movimento. Interroga lo sguardo che l’Europa rivolge all’alterità, le narrazioni che forgia e i paradossi di una ricerca di emancipazione femminile condotta da una posizione coloniale e privilegiata.

Biografia

Marina Russo Villani è una regista e sceneggiatrice italiana, nata nel 1990. Dopo una triennale in Economia per Arte, Cultura e Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, prosegue gli studi a Parigi in Cinema e Studi teatrali alla Sorbonne Nouvelle, per poi specializzarsi in Sceneggiatura e scritture audiovisive all’Università Paris Nanterre. Dal 2016 scrive e realizza progetti di fiction e documentario, esplorando forme poetiche e simboliche, memorie post-coloniali e rappresentazioni del corpo e dell’ambiente come campi di tensione politica.
Il suo primo cortometraggio di fiction, Les Restes (2018), è stato prodotto dal G.R.E.C. (Groupe de recherche et essais cinématographiques) grazie al Premio Sirar. Il suo secondo film, À qui le monde (2024), un mediometraggio documentario, co-diretto con Victor Missud e girato in Benin, è stato finalista della Borsa Lagardère e selezionato in diversi festival, tra cui le Rencontres Internationales Paris/Berlin e il Trento Film Festival, dove ha ricevuto la Menzione Speciale per il Green Film Award.
Nel 2023 fonda Filibusta, casa di produzione indipendente dedicata a progetti innovativi con una forte impronta critica, estetica e politica. Parallelamente al lavoro autoriale, lavora come lettrice per diverse istituzioni (CNC, Arte, Maison du Film, Résidences Sofilm de genre) e come consulente nello sviluppo di sceneggiature.
Ha vissuto otto anni a Parigi e oggi risiede a Palermo, da cui continua a sviluppare progetti e collaborazioni professionali con la Francia.

foto©Iman Rasse