Atelier Panormos - artisti in residenza

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Per l’anno 2021-2022 gli artisti in residenza all’Atelier Panormos sono stati selezionati da due personalità di riferimento nel campo dell’arte contemporanea internazionale: Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou-Metz, e Andrea Lissoni, direttore artistico della Haus der Kunst di Monaco di Baviera, che hanno accompagnato la nascita dell’Atelier Panormos come «mentori». Grazie alla loro conoscenza della scena artistica internazionale, Chiara Parisi e Andrea Lissoni hanno individuato i sei artisti che danno il via al primo anno del progetto di residenza : Juliette Minchincaner teker (ottobre-dicembre 2021), Morgane Tschiember Melika Ngombe Kolongo (febbraio-aprile 2022), Flaka HalitiSébastien Thiéry - collectif PEROU (maggio-luglio 2022). 

Sébastien Thiéry e il collettivo PEROU con il progetto NAVIRE AVENIR

Fondato dieci anni fa dal ricercatore in scienze politiche Sébastien Thiéry insieme con il paesaggista Gilles Clément, il collettivo PEROU (Pôle d’Exploration des Ressources Urbaines, Polo di Esplorazione delle Risorse Urbane) lavora sui temi dell’accoglienza, riflette e reagisce alle misure di esclusione delle politiche pubbliche, crea progetti che favoriscono il dialogo e la comunione.
NAVIRE AVENIR (“nave avvenire”) è il progetto di più ampia portata concepito finora dal collettivo. Ha l’obbiettivo di costruire una nave ammiraglia europea per salvare vite umane nel Mediterraneo, pensata come la prima di una flotta europea di dieci imbarcazioni. Il progetto coinvolge oltre mille persone ripartite tra diversi paesi e discipline, e raduna 57 partner tra cui scienziati, scuole, università, collettivi, designer, grafici, performer, architetti, politici, sociologhi, antropologi e ingegneri. Il progetto si sviluppa principalmente a Marsiglia ed è sostenuto dal MUCEM (Museo delle Civilizzazioni dell’Europa e del Mediterraneo, Marsiglia) e dal Centre Pompidou Metz. Il varo della nave AVENIR è previsto nel 2024. Parallelamente, il collettivo PEROU sta inoltre lavorando alla candidatura per iscrivere la pratica dell’accoglienza nelle liste di protezione del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.
Durante la residenza palermitana, il collettivo si dedicherà ad alcuni aspetti specifici legati alla realizzazione della nave, tra cui gli aspetti giuridici (nozione di accoglienza e creazione di un padiglione marittimo europeo per la nave); quelli legati all’architettura e al design dell’imbarcazione (interni e tipografia); al design della bandiera, e a quelli che i componenti di PEROU definiscono gli “aspetti terapeutici”, legati alla trasmissione dei gesti di primo soccorso e della cura della persona. Sébastien Thiéry lascerà spazio agli altri componenti del collettivo: Nina Chalot & Gabriel di Battisti (designer tessili), Charlotte Cauwer (architetta e disegnatrice), Sina Fakour (tipografo), Marie-José Ordener (cuoco), Elsa Ricq-Amour (terapeuta), Régis Sauder (regista). Gli incontri del collettivo con le varie realtà palermitane avvieranno una collaborazione rafforzata tra Palermo e Marsiglia attorno a NAVIRE AVENIR.
Una presentazione del progetto si svolgerà giovedì 7 luglio alle ore 19.00, nell’ambito del Sole Luna Doc Film Festival, con la proiezione di immagini documentaristiche girate dal regista Régis Sauder.

L’Avenir è uno strumento pionieristico di salvataggio in mare, la prima nave appositamente progettata per il salvataggio di massa; è un rifugio in alto mare, un edificio dotato di tutte le attrezzature necessarie per l’accoglienza e la cura dei superstiti; è una piazza pubblica mediterranea, uno spazio di vita collettiva dove si afferma la fraternità; è un laboratorio per la ricerca di futuri desiderabili, un luogo da cui creare le navi e l’avvenire che continueranno a esistere.”

Flaka Haliti

Flaka Haliti è nata a Prishtina, in Kosovo, e vive a Monaco di Baviera, in Germania. Ha studiato alla Städelschule, l’Università di Belle Arti di Francoforte sul Meno.La sua pratica artistica si sviluppa attraverso diverse tecniche, in particolare sculture e installazioni che realizza tenendo sempre conto della specificità del luogo nelle quali si inseriscono. L’appropriazione e la riorganizzazione sono le linee guida del suo lavoro, che le permettono di creare nuovi modelli estetici.
Nel 2015 Flaka Haliti ha rappresentato il suo Paese d’origine, il Kosovo, alla Biennale di Venezia. L’artista è stata borsista a Villa Romana a Firenze nel 2017 e ha ricevuto il Premio Ars Viva e il Premio Henkel. Il suo lavoro è stato presentato in mostre individuali presso il mumok - Museum Moderne Kunst di Vienna, S.A.L.T.S. Kunstverein Birsfelden, Kunsthalle Lingen e Kunsthaus di Amburgo. Nell’ambito di mostre collettive, le sue opere sono state esposte al Museum Ludwig di Colonia, alla Kunsthalle di Vienna, al Museum Lenbachhaus di Monaco di Baviera e alla Haus der Kulturen der Welt di Berlino.
L’artista crea un dialogo tra i concetti di riorganizzazione e appropriazione: da un lato, lo standard dell’ordine categorico viene rifiutato - dall’altro, si realizza un adattamento alle condizioni esistenti. In questo modo, Flaka Haliti apre un campo poetico per un perpetuo in-between all’interno di in uno spazio dialettico, ibrido e performativo.

foto Flaka Haliti - Alexandra Bertels - Europalia-bw

Morgane Tschiember

Morgane Tschiember è nata a Brest, in Francia. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Quimper, poi all’Accademia di Belle Arti di Parigi. Vive a Parigi e lavora in una “factory” che ha creato nel 2011.

Il lavoro di Morgane Tschiember è caratterizzato da un approccio sia fisico sia metafisico: influenzate dal pensiero di Jacques Derrida, le sue opere danno vita auna sintesi che può essere descritta come «minimalismo romantico». Intese da Morgane stessa come dei «rituali», le sue sculture sono testimoni del loro processo di produzione, e mantengono la traccia del «fare», del gesto e del respiro, attraverso fasi di trasformazione legate al fuoco. Morgane modella gli spazi per rivelare le loro qualità e apre nuovi spazi di percezione visiva e fisica sotto forma di installazioni monumentali aperte alla deambulazione.Ogni residenza è un’opportunità per Morgane Tschiember per concentrarsi su un materiale specifico, come è stato per il vetro nell’ambito della sua residenza al Cirva di Marsiglia e la ceramica nel Veneto, presso le Nuove/Residency. La Sicilia, Palermo e la Conca d’Oro, risuonano fortemente con il suo lavoro che durante la sua residenzasi dedicherà alla realizzazione di sculture in cera e ceramica.

NKISI

Melika Ngombe Kolongo, in arte NKISI, è nata a Kinshasa in Repubblica Democratica del Congo ed è cresciuta in Belgio. Dopo la laurea in Tecniche Audiovisive presso l’Accademia Narafi di Bruxelles, NKISI ha completato un Master in Studi Psicosociali con una specializzazione in Cultura, Diaspora ed Etnicità aBirkbeck, Università di Londra. Musicista, produttrice e artista visiva, nel suo lavoro NKISI elabora elementi della sua biografia, mescolando ritmi panafricani all’hard techno e a una certa sensibilità punk, assieme a un esplicito impegno politico contro il conformismo. Il suo pseudonimo deriva dalla parola nkisi, diffusa nelle religioni della regione del Bacino del Congo per indicare uno spirito o un oggetto abitato da uno spirito, al quale ci si rivolge per raggiungere una connessione con gli antenati. Ispirato dalla cosmologia Kongo, NKISI intende la musica come una forma di comunicazione al di là del linguaggio, esplorando l’idea che «sentire è vedere e vedere è reagire/sentire» (K. Kia Bunseki Fu-Kiau, African Cosmology of the Bantu-Kongo,1980). Nel 2015, NKISI è stata co-fondatrice del collettivo musicale NON Worldwide, un’etichetta musicale indipendente e insieme un progetto artistico che, favorendo un dialogo tra gli artisti africani della diaspora e dando voce agli emarginati, partecipa attivamente alla ridistribuzione del potere. Tra i luoghi in cui si è esibita figurano la Tate Modern di Londra, HAU2 di Berlino, il Palais de Tokyo di Parigi, la Haus der Kunst di Monaco di Baviera e il festival Berlin Atonal.

foto Morgane Tschiember - Lay X Jonny Cochrane for Parfums Christian Dior
foto Nkisi - Melika Ngombe Kolongo

JULIETTE MINCHIN

Juliette Minchin vive a Parigi dove si dedica alla scultura, all’installazione, al video e al disegno. Diplomata in scenografia presso la Scuola Superiore di arti decorative e dell’Accademia di belle arti di Parigi, compone le sue opere lavorando la materia, la luce, la dimensione olfattiva e il suono. Nel suo lavoro esplora i concetti connessi al tema della trasformazione. Testimone del trascorrere del tempo, le sue opere sono declinate in serie, presentate in condizioni diverse, giocando su una ambiguità fondamentale: nascita della materia o morte della forma, l’inizio e la fine si confondono. L’utilizzo di materiali naturali (come l’argillo o la cera) conferisce alle sue sculture una dimensione innegabilmente vivente, dove la superficie richiama l’aspetto della pelle.

«Credo che il mio modo di lavorare con la cera sia un po’ come la storia della Sicilia, in questa idea di ciclo e di trasformazione. Nel mio lavoro parlo molto di «rovine viventi». Mi ispiro ai riti scomparsi e ai riti italiani. Per me ha molto senso essere qui in Italia perché potrò, grazie a questa residenza, non vivere davanti ai miei riferimenti, ma vivere nei miei riferimenti ed immergermi nel patrimonio dei culti antichi. Ho intenzione di visitare templi, siti archeologici, lavorando su una serie di disegni e fotografie. Poi vorrei condurre uno studio sulla cera e l’acciaio avente per oggetto il panneggio antico. Lavoro con fogli di cera ancora calda, che deposito come un tessuto su strutture metalliche. Per queste strutture vorrei ispirarmi il più possibile all’architettura di Palermo, ma anche alla Sicilia, in cui si mescolano stili occidentali ed orientali». Juliette Minchin, juin 2021

caner teker

caner teker è sostenit.rice.ore, sostenit.rice.ore, sopravvissuta.o, coreografa.o. Nata.o nel 1994 a Duisburg,  vive tra Amsterdam, Berlino e Düsseldorf. caner teker si è laureato presso la Kunstakademie Düsseldorf nel 2019 (con il grado di “Meisterschüler.in”). Seguono dei studi post-laurea presso SNDO - School for New Dance Development (Amsterdam). caner teker si occupa degli intrecci intersezionali di identità, lavoro e post-migrazione nel contesto della sua esperienza personale e familiale turco-tedesca. Nel 2020, caner teker ha ricevuto il Förderpreis für Bildende Künste della città di Düsseldorf. Le sue performance sono state mostrate al Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen (Düsseldorf), Kunsthalle Düsseldorf, Julia Stoschek Collection (Berlino) e Atonal (Berlino). La performance ‘karadeniz’ è stata eseguita nel 2021 presso tanzhaus nrw (Düsseldorf) e HAU- Hebbel am Ufer (Berlino).

«La performance per me è una soluzione relativamente semplice, ma radicale, per evitare la produzione di immagini e per mettere in atto l’effimero.(…) Avevo l’impressione di dovere performare per motivi di rappresentazione nelle politiche identitarie. I temi che mi interessano- la costruzione dell’essere queer, il corpo come campo sperimentale, la danza turca Halay, i queer (sex)parties, - dovevano essere presentati attraverso il mio corpo, le mie esperienze, e non più attraverso altri corpi. (…) Oggi sono più convinto che la coreografia sia una ricerca sulla rappresentazione e il movimento tra i corpi.» caner teker per PW-Magazine, 11 Settembre 2020 (testo di Jette Büchsenschütz)

foto Juliette Minchin - Gregoire de Gaulle
foto caner teker-  Agustin Fariase