Cinema & audiovisivo

SQFF 2017: Le trou

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organizzato nell'ambito di:

Le trou
Jacques Becker
Francia-Italia 1960 / 120’ / v.o. sott. it. 

Nell’ambito della sezione Carte postale a Serge Daney

Parigi, carcere de La Santé. Gaspard Claude attende di sapere quale sarà il giudizio della Corte per il tentato omicidio della moglie. Durante l’attesa viene trasferito momentaneamente in un’altra cella dove verrà a contatto con un gruppo di detenuti che progettano da tempo un’evasione. Dopo qualche titubanza iniziale, i quattro decidono di coinvolgere il nuovo arrivato all’interno del loro piano di fuga. Lo scavo del buco e della galleria che condurrà i cinque all’agognata libertà metterà a dura prova l’ingegno e i rapporti di fiducia tra i prigionieri. Le trou è uno dei film più significativi della storia del cinema francese e mondiale, considerato da Jean-Pierre Melville come il miglior film francese di tutti i tempi, è costruito con rara maestria su un ritmo pieno di tensioni rese attraverso i rumori, gli sguardi, la suspense. Un’opera di rara bellezza che racconta dentro una messa in scena semplice temi come la dignità, la fiducia, il coraggio. Un film, come dice Serge Daney, capace di “filmare l’idea stessa di libertà”.

Jacques Becker comincia la sua carriera registica nel 1931 come assistente di Jean Renoir, ricoprendo anche piccoli ruoli di attore all’interno di diversi film. Dopo una serie di lavori e di mediometraggi, il suo debutto al lungometraggio avviene durante l’occupazione nazista della Francia con Dernier atout (1942). Dopo la guerra e un anno di prigionia nelle carceri naziste, nel 1947 gira la commedia Antoine et Antoinette con la quale vince il Grand Prix du Festival International du Film come miglior film psicologico o d’amore al 2º Festival di Cannes. La sua carriera è stata caratterizzata da opere che testimoniano la sua versatilità nel girare film con toni e diversi tra di loro. Tra i suoi lavori più apprezzati e conosciuti Casque d’or (1952), Touchez pas au grisbi (1954) e Le trou (1960) il suo ultimo film considerato dalla critica come il suo capolavoro.

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