Focus

Cédric Kahn

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Focus artista

Il cinema di Cédric Kahn, anima dolce e ribelle, non è solo di denuncia. Dal 1992, anno del suo esordio, il suo è un percorso di apertura al mondo e ai sentimenti e al tempo stesso di fuga dalla contemporaneità. L’obiettivo che persegue è quello di conservare l’illusione della semplicità, abbracciando i generi ma evitandone accuratamente i cliché. Nato nel 1966 a Crest, nella regione di Drôme, Kahn è una figura a tutto tondo: regista, sceneggiatore, negli ultimi anni anche attore. Dopo aver collaborato con Yann Dedet al montaggio di Sotto il sole di Satana di Maurice Pialat, dirige il suo primo cortometraggio nel 1989, Nadir, seguito da Les Dernières heures du millénaire. Nel 1992 inizia a lavorare al suo esordio: Bar des Rails è un’aspra love story tra un adolescente (Marc Vidal) e una giovane madre (Fabienne Babe) che di notte lavora nei nightclub di una piccola città di provincia.
La critica si accorge subito del suo talento: nel 1994, grazie a Trop de Bonheur, Kahn vince il Premio della Gioventù dedicato a Jean Vigo al Festival di Cannes. Il film, capace di cogliere lo spirito dell’adolescenza come il momento in cui tutto è ancora possibile, è un’estensione di Bonheur, tv movie girato come parte della serie di ARTE Tous les garçons et les filles de leur âge. Le etichette della stampa sono già pronte: il cinéaste naturaliste che sa raccontare i teenager e la fase di passaggio più complicata della vita. Ma il suo eclettismo è evidente sin dal successivo Culpabilité zéro, altro film tv (frutto di una collaborazione con gli studenti del Théâtre National di Strasburgo) che, come una caccia al tesoro, pedina gli incontri di un ragazzo che indaga sul suicidio di suo fratello.
Kahn ama mettersi in gioco e si imbarca in una serie di adattamenti difficili. Il primo è La noia (1998), tratto da uno dei romanzi più celebri di Alberto Moravia e vincitore del premio Louis Delluc: rifuggendo dai canoni del film letterario, il risultato è un film fisico, eccitante, giocato tra leggerezza e gravità. Nel 2004, torna sul set con un altro adattamento. Stavolta, è il turno di Georges Simenon e del suo Luci nella notte: un noir on the road spaventoso, ambiguo e implacabile, che trasporta l’America di ieri nella Francia di oggi per descrivere il conflitto in seno a una coppia borghese, gli Antoine e Hélène di Jean-Pierre Darroussin e Carole Bouquet. In mezzo, il caso Roberto Succo (2001), presentato (con scandalo) a Cannes e interpretato dallo straordinario esordiente Stefano Cassetti. Kahn continua a travalicare i generi con soluzioni spiazzanti e raffinate: dal libro-inchiesta di Pascale Froment, ricostruisce la vera storia del killer dagli occhi  di ghiaccio che massacrò i genitori e terrorizzò Mestre e la Francia come un noir di James Ellroy sull’opacità, la capacità di avvicinarsi il più possibile alla follia, di toccare l’intoccabile.
Con L’Avion (2005), Kahn sorprende ancora portando sullo schermo il fumetto Charly di Denis Lapière e Magda Seron. Il legame straordinario tra un bambino, il padre scomparso e un modellino di aeroplano che magicamente prende vita è una favola (tinta di spy-story) di sconcertante semplicità, che sfata un tabù tutto adulto sul rapporto dei bambini con la morte. Nel 2009, torna a un film “adulto” con quella che è stata la sua prima sceneggiatura originale per oltre dieci anni, Les Regrets, in concorso al Festival di Roma. Il racconto di un amour fou che nei corpi di Yvan Attal e Valeria

Sarà a Rendez-Vous al Cinema Vittorio De Seta: 

Sabato 06 aprile

18.30 - Roberto Succo 
alla presenza del regista

21.00 - La prière
alla presenza del regista

Domenica 07 aprile

18.30 - Feux Rouges I Luci nella notte
alla presenza del regista
21.00 - Une vie meilleure
alla presenza del regista