organizzato nell'ambito di:
In occasione dell’uscita di Ontologia dell’accidente. Saggio sulla plasticità distruttrice, Meltemi, 2019 - Ontologie de l’accident. Essai sur la plasticité destructrice, PUF, 2009
Plasticity of the Future: Brains, Worlds, Times
Come suggerisce Deleuze a proposito della soggettività ritenuta la piega del di fuori, diventare coscienti di ciò che accade fuori e dentro di noi, e del particolare rapporto tra questi due piani, fino a immaginare e rendere noi stessi responsabili del limite tra controllo e libertà che possiamo (forse, dobbiamo) avere: è questa la sfida della plasticità, oggi.
Organizzato da: Clarissa Greta Gibella, Mimesis Edizioni, con il sostegno di Institut français Italia
- Catherine Malabou insegna filosofia all’Università Paris-Ouest Nanterre ed è docente presso il Centre for Research in Modern European Philosophy della Kingston University di Londra. È autrice di numerosi saggi, fra i quali, tradotti in italiano, si ricordano: Cosa fare del nostro cervello (Armando editore, 2007) e, con Judith Butler, Che tu sia il mio corpo. Una lettura contemporanea della signoria e della servitù in Hegel (Mimesis, 2017). Nel suo ultimo saggio, Ontologia dell’accidente. Saggio sulla plasticità distruttrice (Meltemi, 2019) affronta con delicatezza il tema dell’impatto che i traumi psicofisici possono avere sulla nostra vita. In Métamorphoses de l’intelligence. Que faire de leur cerveau bleu ? (PUF, 2017) trattava già questioni riguardanti i misteri del cervello umano che i programmi Human Brain e Blue Brain intendono cartografare oggi nella sua integralità fino a produrre un giorno una coscienza artificiale capace di auto-trasformarsi, accedendo al suo codice sorgente.