Théâtre

Proiezione privata

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PROIEZIONE PRIVATA

Da un testo originale di Rémi De Vos
Traduzione, adattamento e regia di Franco Reina
Spettacolo del corso avanzato della scuola di teatro “Camera Lucida”

Venerdì 19 luglio
Spazio Franco (Cantieri Culturali alla Zisa)

Ore 18 (cast 2)
Donna - Giulia Bonomo
Uomo - Elia Cattano
Ragazza - Emma Giannini

Ore 21 (cast 1)
Donna - Maria Sofia Nanfa
Uomo - Elia Cattano
Ragazza - Raffaella Piro

Voci TV: Aurelio D’Amore, Rosalinda Uzzo e Claudia La Neve.

Con il patrocinio dell’Institut français Palermo.

SINOSSI
Immerso in un’atmosfera ibrida, tra il surrealismo di Buñuel, l’assurdo di Beckett e la provocazione imprevedibile di Almodóvar, Proiezione privata di Rémi De Vos ci presenta una coppia frantumata, priva ormai di qualsiasi cosa da condividere e ricordare, o quasi. I due sono diventati, nel tempo, estranei l’uno all’altra, e soltanto la macchina infernale della routine, o forse un vago istinto di sopravvivenza, li tiene sotto lo stesso tetto. Lei trascorre le giornate accasciata sul divano, ipnotizzata dalla televisione che consuma compulsivamente guardando soap opera e pubblicità, unica fonte di nutrimento per la sua esistenza. Lui, invece, cerca altrove ciò che non trova più a casa, frequentando a ruota libera altre donne, senza alcun pudore né sensi di colpa. In piena notte, dopo l’ennesima uscita, l’uomo rientra con una singolare accompagnatrice appena conosciuta in un locale, convinto di non trovare la moglie a casa.
Se la situazione fosse ordinaria, se ci trovassimo di fronte all’ennesima commedia in cui gli schemi sono preconfezionati, ci sarebbero tutti gli elementi per un tipico conflitto domestico, con porte sbattute e inevitabili qui pro quo. Tuttavia, la presenza di un quarto personaggio, la televisione, sconvolge ogni scenario prevedibile, trascinando tutto nell’irrazionale. Il conflitto si polarizzerà attorno al televisore, assumendo forme inaspettate ed esplosive.
Imponendo il suo ordine irreale ed esercitando la sua tirannia sugli altri tre personaggi, in forme diverse e mediante contenuti a noi familiari, la televisione farà perdere loro gli ultimi punti di riferimento, quei residui di buon senso e di morale che li legavano ancora a una parvenza di realtà, catapultando tutto in una dimensione onirica dove l’estremo è risibile. Un meccanismo quasi kafkiano che lascerà lo spettatore incerto se considerare questa irrealtà impossibile o se, in definitiva, non sia una fotografia estremamente satura e contrastata di una realtà plausibile o già in atto nelle abitudini inconsce della società “evoluta”.