
EUROPA Cinema al Femminile - V Edizione
gio 20 nov - ore 19.00
THE HUNGARIAN DRESSMAKER
di Iveta Grófová
Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria 2024, 129’
con Alexandra Borbély, Nico Klimek
L’attrice protagonista sarà presente in sala
Saluti della Direttrice dell’Istituto Slovacco a Roma

Iveta Grófová ci trasporta con il suo del terzo lungometraggio nella Bratislava in tempo di guerra in un solido dramma d’epoca basato sul racconto di Peter Krištúfek Ema and the Death’s Head.
Sinossi. Bratislava, 1942. «Il mondo intero è sottosopra», dice un ufficiale all’altro, e questa frase è sufficiente per impostare la scena: Il film è incentrato su Marika (Alexandra Borbély), vedova ungherese di un soldato slovacco, che perde il lavoro come sarta nel salone della città che sta chiudendo a causa delle deportazioni. La sua vita sembra essere in un limbo (piuttosto tranquillo), finché non scopre un giovane ebreo di nome Šimon (Nico Klimek) nascosto nel suo fienile.
Iveta Grófová ha vinto l’Orso di Cristallo alla Berlinale 2017 (in Generation Kplus) con il suo secondo film Little Harbour, L’esordio della regista slovacca nel 2012, Made in Ash, esplorava l’intersezione delle lingue e il loro significato geopolitico nell’Europa centrale vent’anni dopo la caduta del muro di Berlino, quindi non sorprende affatto che abbia mantenuto la sua inclinazione per una sottile rappresentazione delle differenze e delle somiglianze, attraverso i mezzi linguistici. In The Hungarian Dressmaker, è il passaggio tra le lingue slovacca e ungherese a tracciare le tensioni sociali opposte e incrociate. In chiesa, a casa o in pubblico, il ricorso a una lingua o all’altra significa fedeltà o sfida: è chiaro che l’appartenenza non ha più lo stesso significato di un tempo.


