Cinema & audiovisivo

MON CRIME. DI FRANÇOIS OZON (2022)

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CINEMA

MON CRIME. DI FRANÇOIS OZON (2022)

Con Nadia Tereszkiewicz, Rebecca Marder. VO sottotitoli ita. Noir (103 min.)

Lunedì 12/02 ore 17:00

recensione di  / quinlan.it

 Mon crime – La colpevole sono io mostra il volto più beffardo di François Ozon, quello che ama giocare con il meccanismo cinematografico, ribaltandone la prassi pur muovendosi in territori prossimi al calligrafismo. Qui il regista francese prende spunto dall’opera teatrale del 1934 di Georges Berr e Louis Verneuil per orchestrare una farsa sul maschile e il femminile, e sul potere. Madeleine Verdier è un’aspirante attrice squattrinata che nella Parigi degli anni Trenta condivide una topaia in affitto con l’amica Pauline Mauléon, avvocato che non ha ancora trovato nessuno da difendere. Madeleine viene accusata dell’omicidio di Montferrand, un produttore teatrale da cui si era recata per un colloquio ma che voleva solo approfittare di lei. Pur essendo innocente Madeleine si rende conto, spalleggiata da Pauline, che dichiararsi colpevole potrebbe portare dei vantaggi…Qui l’intera prospettiva viene rovesciata, perché la giovane Madeleine Verdier decide scientemente di accollarsi la responsabilità di un omicidio perché intravvede in tale scelta la possibilità di progredire all’interno di una società che al contrario l’ha sempre lasciata ai margini, senza concederle spazio alcuno. Un racconto spassoso, che gioca in maniera aperta con i codici della rappresentazione e dunque si dimostra nel 1934 molto “avanti”, in grado di spingersi in territori che diverranno abituali solo nel corso dei decenni successivi.

Diventa dunque doppiamente interessante l’operazione cinematografica condotta da François Ozon, per quella che è la sua ventiduesima regia in venticinque anni di attività: se da un lato si appropria di un testo quasi novantenne, dimostrandone l’assoluta contemporaneità sia per quel che concerne i “temi” che sotto il profilo del ritmo e della struttura del racconto, dall’altro si approccia a una drammaturgia all’epoca in parte anche innovativa con uno stile dichiaratamente artefatto e calligrafico. Sia chiaro, tanto il formalismo quanto il manierismo sono due aspetti che da sempre è possibile rintracciare nelle sortite registiche di Ozon (si pensi allo sterile adattamento da Reiner Werner Fassbinder di Gocce d’acqua su pietre roventi – il geniale autore tedesco è una delle passioni di Ozon, come testimonia anche Peter von Kant, il lavoro immediatamente precedente a questo –, ma anche a 8 donne e un misteroAngel – La vita, il romanzoPotiche – La bella statuina, e Frantz, solo per portare alcuni esempi), ma qui il discorso sulla “forma” acquista un valore peculiare.

Film sul teatro che diventa film sul cinema che rappresenta il teatro, Mon crime è duplicemente “falso”, e Ozon opta per una messa in scena che rimarchi a ogni pie’ sospinto la percezione chiara di assistere a un allestimento, e ancor più a una recita. In una Parigi di un secolo fa evidentemente falsa si agita una storia in cui tutti – o quasi – fingono di essere qualcun altro, di aver compiuto atti che non sapevano neanche fossero accaduti, di essere ciò che non sono (…). Tra siparietti che riportano alla mente quelli di Lubitsch (ma senza “touch”) e del suo diretto discepolo Wilder – ma il testo è rispettato alla lettera, anche se qualche personaggio vede mutare il suo sesso (accadeva, a proposito di Wilder, anche con i vari adattamenti di Prima pagina – si muove una commedia che mette alla berlina il maschile e il suo arroccarsi in difesa rispetto alle doverose pretese del femminile. (…)

Institut français Italie - Sede di Firenze

Prezzo unitario 5,00 €

Prezzo per i soci 3,00 €

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