
Mostra FIFTY-FIFTY
La declinazione del tema di Fotografia Europea da un punto di vista esplicitamente sociale, politico è lasciata a Samuel Gratacap con il progetto Fifty-Fifty. Una mostra che porta il suo pubblico in una narrazione in cui il rapporto tra visibilità e invisibilità gioca tra coloro che vivono qui e quelli che si trovano qui, nel bene e nel male.
«Dicembre 2014: Arrivo per la prima volta in Libia. Ras Jedir al confine con la Tunisia, poi la città portuale di Zuara, nota per le partenze e il naufragio delle barche che trasportano i migranti diretti in Italia. Coloro che vivono 50/50: vita o morte. A Zuara incontro Younes, 26 anni, ingegnere delle telecomunicazioni che è diventato un mediatore per i giornalisti. Combatte anche durante la guerra tra la Libia occidentale e orientale divisa in quel momento in due governi separati con sede a Tripoli ad ovest e a Tobruk ad est. Quando lo incontro per la prima volta mi fa una domanda, al tempo stesso profondamente sconvolgente e pertinente: “Se qui per i migranti o per la guerra?” Sconvolgente perchè rivela le intenzioni dei media e i loro interessi per il suo paese. Pertinente e diretta perchè definisce il contesto: è possibile separare la guerra dal destino dei migranti? Rispondo che sono qui per i migranti, ma che sarà difficile ignorare la guerra perché proprio mentre parliamo la sua città viene colpita.»
- Samuel Gratacap
L’artista
Samual Gratacap è un artista francese nato nel 1982 laureato alla Scuola di Belli Arti di Marsiglia (ESBAM) nel 2010. Fotografa uomini in cerca di futuro, di quella che chiamamo «fortuna». Raccoglie anche testimonianze da Lampedusa, 2010 a Tripoli passando dal sud della Tunisia. Ha ricevuto diversi borse per fare il suo lavoro ma anche premi come il «Prix Arend du Mois européen de la photographie» dopo la sua mostra al MUDAM. La mostra Fifty-Fifty è stata esposta durante gli Incontri della fotografia ad Arles in Francia.
In collaborazione con Léa Bismuth, Marie Sumalla e Nicolas Jimenez
Mostra prodotta da Fotografia Europea con la Galleria Les filles du calvaire di Parigi
Con il sostegno di FNAGP, CNAP, Le Monde, fonds de dotation Agnès b. e Olympus