Cinema & audiovisivo

Valeria Bruni Tedeschi

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 Valeria Bruni Tedeschi

Incanto e malinconia di ogni felicità

 

Negli oltre ottanta film interpretati, Valeria Bruni Tedeschi ha raccontato luci e fragilità di donne sensibili e tormentate, sempre incredibilmente umane. Famiglia, amore, morte, l’arte e la sua intrinseca capacità curativa, sono le linee che con lievità affronta davanti e dietro la macchina da presa. Quando recita, dice di sperimentare una “sensazione di libertà”: il suo cinema – che sia quello che dirige o interpreta – provoca una tale tempesta emotiva sui personaggi che il risultato è salutare, perché ricompone vissuto e ferite in una nuova armonia.

Nata a Torino, si trasferisce a nove anni in Francia con la famiglia. A Nanterre, inizia a recitare e conosce Patrice Chéreau, che la fa esordire nel suo Hôtel de France (1987). Due anni dopo Pupi Avati la porta in Italia con Storia di ragazzi e ragazze. Da questo momento inizia una folgorante carriera, tra Francia e Italia. Per citare solo qualche titolo: L’homme qui a perdu son ombre di Alain Tanner (1991), Condannato a nozze di Giuseppe Piccioni (1993), Le persone normali non hanno niente di eccezionale di Laurence Ferreira Barbosa (1993), La Regina Margot dove rincontra Chéreau (1994). La troviamo accanto a Nanni Moretti ne La seconda volta (1995) di Mimmo Calopresti con cui vince un David di Donatello, a cui ne segue subito un secondo per La parola amore esiste (1998), sempre di Calopresti.

Tra i volti più amati del cinema d’autore europeo, lavora con Philippe Garrel (Le coeur fantôme, 1996), Marco Bellocchio (La balia, 1999), Claire Denis (Nénette e Boni, 1996), Claude Chabrol (Il colore della menzogna, 1998), Ermanno Olmi (Tickets, 2005), Bernardo Bertolucci (Histoire d’eaux, 2002), François Ozon (CinquePerDue - Frammenti di vita amorosa, 2004). Nel 2003 debutta alla regia con È più facile per un cammello…, che vince il premio Louis Delluc come migliore opera. Per il suo secondo film da regista, Actrices (2007), ottiene il premio speciale della giuria nella sezione Un Certain Regard a Cannes. Seguono L’abbuffata di Mimmo Calopresti, Baciami ancora di Gabriele Muccino, poi Les Regrets di Cédric Kahn e Tutti per uno di Romain Goupil.

Nel 2013 è l’unica donna in Concorso a Cannes con Un castello in Italia. Il terzo film da regista, ed ennesimo memoir intimo e personale, viene accolto con entusiasmo in Croisette. Dopo Padroni di casa di Edoardo Gabbriellini e Viva la libertà di Roberto Andò, gira con Paolo Virzì Il capitale umano (2014) e La pazza gioia (2016), con i quali vince due David. Nel 2016 Bruni Tedeschi torna alla regia co-dirigendo con Yann Coridian Une jeune fille de 90 ans, un toccante documentario sulla danza come terapia per i malati di Alzheimer.