Exposition

Ernest Pignon-Ernest a Napoli 1988-1995 / Mostra e incontro

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Ernest Pignon-Ernest a Napoli 1988-1995

Mostra aperta fino al 18 aprile

Martedì 5 marzo - incontro, Film e vernissage

ore 18.30 - sala Noir & Blanc - Vernissage
«Ernest Pignon-Ernest a Napoli 1988-1995»
 
29 fotografie e stampe

ore 19.00 - Mediateca - Incontro e film

Incontro tra Ernest Pignon-Ernest e Andrea Viliani (direttore Museo Madre)
nell’ambito dei «Dialoghi del Centenario» 

Proiezione del documentario
«La Pasqua secondo Ernest Pignon-Ernest»
di Luca Avanzini / Collectif Sikozel (FR/IT, 2014, 28’, VO sott. fr)
con testimonianze di Napoletani sui collages di Ernest Pignon-Ernest a Napoli

 

???? La mostra
Ernest Pignon-Ernest arriva a Napoli per la prima volta nel 1988. L’affascina « il chiaroscuro del barocco partenopeo, tra bellezza e povertà, luci e ombre » (La Repubblica, 27 febbraio 2019) e i tesori d’arte come il Cristo Velato del Sanmartino. Nato nel 1942 a Nizza, l’artista caratterizzato da una sensibilità mediterranea si riconosce in Napoli, ne capisce la profondità dolorosa, e ama sinceramente questa città dove torna periodicamente fino al 1995.
Anche i Napoletani, in ritorno, si innamorano ben presto del lavoro di Pignon-Ernest, scoperto a caso nelle strade, ma anche grazie alla benevolenza di Jean Digne, al tempo direttore dell’Istituto français Napoli, che ha ospitato l’artista durante i suoi soggiorni napoletani e l’ha sempre sostenuto.
Così Ernest Pignon-Ernest è diventato uno dei protagonisti della cultura cittadina degli anni ‘80/’90. In modo più complesso, è anche il precursore del street art, con i suoi grandi disegni e serigrafie in bianco e nero incollati sui muri nei luoghi simboli della città – palazzi vecchi, chiese… La scelta della strada come spazio artistico definisce la sua arte : si può dire che il proprio di Ernest Pignon-Ernest è di abitare in modo poetico il mondo.
Affisse di notte e di nascosto, le sue opere provocavano di giorno la sorpresa e l’entusiasmo del popolo napoletano. La gente si è molto emozionata da questo progetto, si ricorda delle opere di Ernest Pignon-Ernest, e si le è anche appropriate, staccandole dagli muri, come si può vedere nel documentario « La Pasqua secondo Ernest Pignon-Ernest ».
Oggi ciò che resta dei suoi allestimenti sono le fotografie - molte delle quali realizzate da Alain Volut, noto per gli scatti della sua Napoli in bianco e nero -, e qualche opera sopravvissuta al tempo.
È a questo lavoro che ha segnato Napoli e i suoi abitanti che vuole rendere omaggio l’Institut français Napoli, con la mostra « Ernest Pignon-Ernest a Napoli 1988-1995 ».    

 

???? L’artista
Ernest Pignon-Ernest
è un artista francese esponente del movimento Fluxus e del situazionismo, nato a Nizza 1942. La sua ricerca artistica è volta all’indagine sulle memorie dei luoghi, che l’artista rievoca suggestivamente attraverso allestimenti site-specific di poster, disegni e serigrafie. La sua predilezione per la creazione di opere in forte attinenza con il luogo di destinazione, l’impegno politico, culturale e sociale dimostrato nel suo lavoro, in aggiunta a un approccio situazionista e spiazzante delle sue installazioni effimere, fanno sì che Ernest Pignon-Ernest sia oggi considerato fra i precursori del movimento street art. Il primo progetto in strada risale al 1966 e riguarda la realizzazione sull’altopiano di Albion di una serie di stencil raffiguranti vittime del disastro nucleare di Hiroshima, in risposta critica alla creazione di una base di lancio per missili nucleari nella zona. Il profondo legame fra opera e contesto diventa da questo momento fondamentale per Ernest Pignon-Ernest, che rifiuta l’art system preferendo esprimersi direttamente nei luoghi d’ispirazione. Con questo spirito nascono anche i progetti successivi, come il grande allestimento di poster realizzato in occasione del centenario della Comune parigina (1971) o nelle opere realizzate nella cittadina di Certaldo (Firenze) in omaggio a Boccaccio e Pasolini (1980). All’intellettuale italiano Ernest Pignon-Ernest ha inoltre dedicato nel 2015 una serie di poster affissi nei luoghi di pasoliniana memoria che lo ritraggono in una drammatica Pietà. Dal progetto è stato tratto un documentario dal titolo Se torno realizzato dal Colletivo Sikozel. L’interesse per la cultura italiana e mediterranea porta l’artista a compiere numerosi viaggi, fra cui l’interessante soggiorno a Napoli fra il 1988 e il 1995, dove realizza diversi poster ispirati a Caravaggio e alla pittura barocca napoletana. Artista impegnato, Ernest Pignon-Ernest ha spesso indirizzato la sua ricerca artistica verso opere mirate alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica su temi come l’apartheid (1974), l’aborto clandestino (1975), l’AIDS (2002). Particolarmente interessante nel suo percorso artistico è il progetto Arbrorigènes; serie di sculture ispirate al rapporto uomo-natura realizzate nella foresta di Uzest nel 1988.

 

???? L’interlocutore

Andrea Viliani è un critico d’arte e curatore, direttore del MADRE sin dal 2013. Ha prima lavorato come assistente curatore al Castello di Rivoli di Torino (2000-2005), curatore al MAMbo di Bologna (2005-2009), e direttore della Fondazione Galleria Civica-Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento (2009-2012). Nel 2012, faceva parte del Core Agent Group di «dOCUMENTA (13)»  : insieme all’artista Aman Mojadidi, si è occupato della posizione della città di Kabul, attraverso una mostra internazionale e una serie di seminari che si sono svolti nell’arco di un semestre. È stato nominato direttore del MADRE all’unanimità da un comitato scientifico qualificato e accreditato (Gianfranco Maraniello, Andrea Bellini, Bice Curiger, Chuz Martinez e Johanna Burton) nonché dal Cda della Fondazione Donnaregina. Questa nominazione era simbolo dell’inizio di una stagione di rinnovate idee e nuove collaborazioni per il museo, in evidente discontinuità con la sua storia.

 

???? Il documentario

« La Pasqua secondo Ernest Pignon-Ernest » è un film documentario realizzato in autoproduzione dal Collettivo Sikozel nel 2013-14 (28’). Pone la domanda seguente : che cosa rimane a Napoli di un’opera effimera come quella di Ernest Pignon-Ernest ? Venticinque anni dopo i primi disegni incollati dell’artista, i registi sono andati nella città partenopea per documentare il ricordo che gli abitanti della città ne potevano conservare. Con l’aiuto di un videoproiettore hanno proiettato durante i tre giorni della Pasqua diversi disegni negli stessi luoghi dove l’artista li aveva incollati. Come Ernest Pignon-Ernest riattivava con le sue immagini la memoria della città, volevano risvegliare con queste proiezioni il ricordo di quelle « apparizioni ». A partire dalle testimonianze degli abitanti della città raccolte con interviste da marciapiede si può misurare dopo così tanti anni l’impatto e la permanenza di quest’opera. Il documentario si compone di tre parti, ciascuna relativa ad una delle diverse fasi esistenziali dell’opera. Inizialmente, si racconta il lavoro di Ernest Pignon-Ernest attraverso il ricordo dei Napoletani che l’artista conobbe durante i suoi soggiorni in città e che gli furono vicini durante i suoi interventi. In seguito, la parola è data a Ernest Pignon-Ernest che, nel suo atelier, spiega il perché di un intervento a Napoli, della tematica della morte e del carattere effimero del suo modus operandi. Infine, le testimonianze raccolte nei vicoli davanti alle proiezioni affermano come queste immagini non siano scomparse che da un punto di vista materiale, continuando a vivere nella memoria degli abitanti. Il documentario racconta, dunque, la ricerca di un patrimonio immateriale del centro storico e popolare della città attraverso la voce dei napoletani ai quali Ernest Pignon-Ernest aveva destinato le sue opere e che oggi ne sono divenuti i depositari.