
Napoli Film Festival 2023
Omaggio a Georges Simenon
Venerdì 29 sett - ore 16.30
L’UOMO DI LONDRA (A Londoni Ferfi)
di Bela Tarr
con Tilda Swinton, Miroslav Krobot, Erika Bok
Ungheria, Francia, Germania, 2007 - 139’
- VO ingl., fr. sott. it. -
Tratto dal romanzo L’Homme de Londres di Georges Simenon
Mainon conduce una vita semplice e priva di prospettive ai bordi del mare. Quasi non si accorge della realtà che lo circonda e ha ormai accettato la solitudine in cui è immerso. Finché un giorno diviene testimone di un omicidio. La sua vita subisce uno sconvolgimento. È costretto a chiedersi cosa separi il bene dal male e quale sia la sottile linea che divide l’innocenza dalla complicità. Progressivamente è costretto a porsi domande, che aveva sempre rimosso, sul senso ultimo della vita.
Il figlio dello scrittore ha detto in proposito: «Le vite di alcuni personaggi creati da mio padre non sono facili da trasporre in un film o in televisione. Questo vale anche per L’Homme de Londres perché la macchina da presa aspira a seguire la suspense che ha luogo nella mente del protagonista e l’impresa sembra impossibile. Bela Tarr ne ha fatto un esercizio di stile che mi ha toccato nel profondo».
Recenzione Cineuropa: «La stampa internazionale non dimenticherà presto la proiezione in competizione ufficiale ieri sera al festival di Cannes di The Man from London [+] dell’ungherese Bela Tarr, che ha dispensato una vera e propria lezione di cinema al meglio della sua forma ipnotica.
Fatti propri i codici del film poliziesco (furto, pedinamenti, interrogatori) in un tempo estremamente contemplativo che induce una percezione della realtà del tutto inusuale sullo schermo, The Man from London svela in bianco e nero la quintessenza del talento di Bela Tarr, «animale da cinepresa». Navigando in uno spazio-tempo dilatato dalla durata delle inquadrature (sequenza d’apertura di un quarto d’ora senza una parola che si chiude con un minuto di schermo nero), il regista fa una splendida dimostrazione artistica. Luci e giochi d’ombre meravigliosi, interminabili movimenti di camera di una fluidità eccezionale e di rara inventiva negli spazi chiusi, colonna sonora ossessiva che va dalla tortura cinese della goccia d’acqua all’orologio a due musiche ricorrenti (una opprimente, l’altra malinconica), primi piani che esplorano a lungo i visi, mare sterminato sullo sfondo: Bela Tarr oltrepassa i limiti, aprendo nuovi territori a coloro che desiderano avventurarcisi. (…) continua