La città selvatica
Lungi dall’essere un ossimoro che è sempre stato nella civiltà occidentale, la «natura urbana» è oggi ampiamente rivendicata dalla cultura contemporanea come il migliore degli antidoti, sempre che ancora si ambisca a salvare il pianeta, afflitto dagli eccessi dell’urbanizzazione.
La presenza del selvatico in città è forse l’ultima frontiera di questa tendenza, perché rappresenta senza dubbio la più «naturale delle nature» che siamo in grado di immaginare e l’estremo opposto di tutto ciò che è urbano. Tra i progettisti, gli studiosi, artisti, scienziati, imprenditori, politici che se ne occupano, alcuni hanno sposato questa prospettiva come l’unica via per la redenzione urbana, sfoderando con un certo piglio ideologico le armi della biodiversità e dell’ecologia; qualcun altro ha abbracciato la causa della compresenza tra la selva e la città come un’occasione opportunistica per nuovi prodotti di successo nel mercato urbano globale; altri ancora, al contrario, sono molto scettici e diffidenti. Ciò che è certo, è che è il momento di riconsiderare il selvatico e, per suo tramite, ripensare la città in relazione ai valori etici ed estetici della società del nostro tempo. Vent’anni dopo la conferenza di Parigi Sauvage dans la ville. De l’inventaire naturaliste à l’écologie urbaine e dieci anni dopo il simposio di Dumburton Oaks Designing Wildlife Habitats,
LA CITTÀ SELVATICA intende rinnovare il dibattito, attraverso un convegno internazionale e un’esplorazione nella selva di Roma.